
Lo zampino del visual design: il packaging da semplice imballaggio a veicolo della Brand Identity
Diciamolo pure, la funzione primaria del packaging (che a questo punto chiamiamo con il suo basico nome di imballaggio) serve per il trasporto e la conservazione delle merci. Imballaggio può essere una semplice scatola di cartone o una busta di plastica o una bottiglia di vetro. Ma quando l’imballaggio si trasforma in packaging? Quando la scatola di cartone, la busta di plastica o la bottiglia di vetro cominciano a produrre senso. Si trasformano cioè in un veicolo di comunicazione che determina, distingue e rafforza una determinata Brand Identity. E rende il contenuto accattivante. E dunque desiderato. E dunque… acquistato!
In una corsia di supermercato stracolma di prodotti, deve pur esserci il colpo d’occhio. L’interesse del consumatore distratto o frettoloso si deve catturare. Altrimenti l’acquisto sfuma e l’anonimato incombe.
Storia dei packaging che hanno fatto storia
Coca-Cola, Barilla, Apple. Sono alcuni delle marche (che non hanno certo bisogno di presentazione) che hanno vinto la sfida commerciale con molti dei concorrenti anche grazie ad un packaging azzeccato. Un imballaggio, in altre parole, in grado di catturare l’attenzione del cliente, trasmettendogli la Corporate Identity in modo visivo (e quindi immediato) e in grado, attraverso questo, di rafforzare la relazione di fiducia con il consumatore, spingendolo all’acquisto finale. In altre parole, il packaging attraverso lo studio di design, comunicazione e psicologia che ha alle spalle, mette in atto una vera e propria strategia commerciale.
Alcune delle confezioni che oggi siamo abituati a dare per scontate, sono di recentissima introduzione sul mercato. Forse la più “antica” tra queste è la lattina. Inventata negli USA nel 1885, dal 1940 commercializza la birra in tutta Europa e nei decenni appena passati è stata il simbolo giovanile per eccellenza. Alla lattina segue il tetrapack, ovvero la “busta del latte”, nata in Svezia nel 1951 dall’omonima ditta Tetrapack. La busta del latte altro non è che una confezione di cartone che preserva il latte dai raggi solari, pesa poco, è infrangibile ed elimina la pratica dei vuoti a rendere. Il terzo grande imballaggio che debutta è la bottiglia in PVC. Siamo in Francia, a metà degli anni ’60, nel pieno del boom delle materie plastiche. Sulla tavola dei consumatori sbigottiti arriva la bottiglia in PVC d’acqua minerale: un’innovazione in un mondo dominato dalle sole bottiglie in vetro la cui forma era standardizzata e per nulla comunicativa. “L’acqua era solo acqua senza marca, senza colore e senza qualità aggiuntive legate ai componenti” scrive Stefania Bertani, Università di Parma. Alzi la mano chi crede che oggi sia ancora così.
Coca–Cola, da bottiglia a vero e proprio totem

Barilla, mezzo secolo di packaging vincente

Apple, il packaging della mela si fa “immediato”

«Per comprendere pienamente quanto i dirigenti Apple prendano seriamente la cosa, sappiate che un designer di confezionamento è stato rintanato in questa stanza per mesi eseguendo il più banale dei compiti: aprire scatole» ha scritto l’autore. E nessuno stenta a crederci dato che il packaging dell’iPad è stato imitato anche da Samsung uno dei competitor diretti di Apple nel campo dell’hi-tech. Apple, certo, è una delle marche contemporanei che si citano più spesso ad esempio quando si parla di brand identity e di graphic design. Conosci già la storia e le curiosità del logo Apple?
Visual design, le tre regole d’oro del packaging vincente
Oltre a proteggere il prodotto e a facilitarne il trasporto, cose che può fare benissimo un imballo anonimo, il packaging, per essere vincente deve:
- Distinguere
- Incuriosire
- Comunicare
Diciamo che sono queste le tre regole d’oro da seguire. E qui entra in gioco il visual design con tutto il suo corteo di simboli, di emozioni, di associazioni mentali.
- La tua confezione ti deve distinguere. Da chi? Dai competitor. Che sono lì da prima di te. Che arrivano dopo e che cercano di imitarti. Ti deve distinguere affinché il consumatore possa scegliere te. E te soltanto.
- La tua confezione deve incuriosire. Non spiattellare sulla confezione tutto ciò che c’è da capire (o da vedere): non spinge il consumatore a prendere in mano la confezione per saperne di più. Dì il giusto, il tanto che basta.
- Infine, la tua confezione deve comunicare. Il band, i valori aziendali e le caratteristiche del prodotto.
A questo proposito nell’ideazione del packaging, il visual design deve tenere conto del colore, che deve essere coerente con il prodotto (insomma, una bottiglia completamente nera per l’acqua minerale non è un granché, diciamocelo) e dei simboli che in un solo colpo d’occhio (quello dato dal consumatore distratto e frettoloso) devono comunicare la Brand Identity e l’etichetta. L’etichetta è importante perché in essa devono essere riportate tutte le informazioni previste dalle normative di riferimento.
Dì un po’, adesso stai pensando anche tu al packaging per i tuoi prodotti?




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